I dettagli che non vi raccontano sulle vasche di laminazione a Senago

Ora che il progetto definitivo della prima vasca di laminazione a Senago è depositato, che si è svolto il secondo appuntamento del Forum dei Cittadini sulle Vasche a Senago e che è iniziata la procedura di VIA per quest’opera, mi ritrovo di nuovo a scrivere per ragguagliare le persone di alcuni aspetti di cui Aipo, Comune di Milano, Regione Lombardia e Unità di Missione contro il Dissesto Idrogeologico, semplicemente, non parlano. Sulle vasche di laminazione per il Seveso ho parlato spesso, scrivendo molti post che potete trovare facilmente su questo blog, ma è utile continuare a segnalare le problematiche e i tanti aspetti poco chiari di questo progetto.

Problematiche connesse al progetto che chi di dovere evita accuratamente di pubblicizzare, probabilmente sperando che nessuno se ne accorga. Osserviamo la presentazione del Progetto Seveso scaricabile dal sito di Italia Sicura, che si trova anche sul sito del Comune di Milano, mentre il progetto definitivo completo può essere scaricato dal sito di Regione Lombardia:

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Quelli sopra sono i progetti finanziati per la questione Seveso, fra cui appunto le vasche di laminazione. Vedete i costi, che per ben 3 siti dovrebbero essere definitivi dato che si parla di progetti definitivi. Peccato che, al momento, delle vasche di Varedo e Lentate non ci sia traccia di questi progetti definitivi che dovrebbero invece esser pronti entro il 31 dicembre. Su internet non si trovano, saltano fuori alcuni disegni per mostrare dove saranno, ma nessuna documentazione. Dato che questi tre siti dovrebbero vedere i lavori partire assieme, e notando che per ora la procedura di VIA interessa solo il sito di Senago, qualche dubbio sulla veridicità di quanto da più parti si garantisce (i lavori procederanno in parallelo) inizia a crescere. Esponenti politici del Comune di Milano e della Zona 9 di Milano garantiscono, non si capisce su che basi, che i lavori partiranno in parallelo, ma la realtà pare confermare il contrario.

Altro particolare sono i costi: per la vasca di Senago è previsto un costo di 30 milioni di euro, e un costo di 23,4 milioni per adeguare il canale scolmatore. Però nei 30 milioni per Senago viene fatta rientrare anche la voce “adeguamento canale scolmatore”, opera già finanziata in altro modo. Si tratta forse del pezzo mancante del canale (500 metri circa) che inizialmente non si prevedeva di adeguare? Ma allora, se c’è stata questa aggiunta, perché il costo della vasca è rimasto uguale a prima, sempre fisso a 30 milioni? Già, perché il preventivo per la costruzione delle vasche a Senago era di 30 milioni anche prima di accettare di allargare il tratto mancante dello scolmatore. Del fatto poi che l’opera di adeguamento del canale scolmatore fosse di competenza di altri, ovvero della Provincia che ha il compito di gestire gli stanziamenti, nessuno dice nulla? Non dovrebbe esser lei, che già sta adeguando il canale (come da suo progetto), ad adeguare (e finanziare) anche l’altra parte?

E c’è poi la questione della quinta vasca di laminazione a Milano, sempre esclusa negli anni ma inserita ad agosto, quando forse qualcuno ha capito che il progetto complessivo rischiava già di essere sorpassato e quindi inefficace. Basti pensare che i due eventi alluvionali dell’8 luglio e del 15 novembre sono classificabili come “eventi centennali”, ovvero l’evento massimo più catastrofico considerati da progetto. Due, in un solo anno. Un’area di laminazione, quella di Milano, il cui costo viene già stimato in 30 milioni di euro (pure questa) senza per altro aver ancora ben chiaro dove verrà esattamente ubicata e quanto dovrà essere grande. In alcuni recenti articoli apparsi sulla stampa si è detto che la vasca di Milano avrà una capienza di 150.000 metri cubi, dato confermato dall’Assessore Maran del Comune di Milano, cosa che stride col fatto che con lo stesso costo a Senago la vasca sarà di 970.000 metri cubi. E, sottolineo, entrambi i territori dove verranno fatte, o ipotizzate di fare, sono terreni che rientrano nei perimetri di parchi, ovvero il Parco Groane per Senago e il Parco Nord per Milano. Vista l’enorme differenza di capacità d’invaso è curioso come l’ipotesi di spesa sia invece uguale. Non vi sembra strano?

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Quest’immagine sopra invece analizza la risalita della falda freatica a Senago, nella zona delle vasche di laminazione. Guardando questo grafico parrebbe che la falda sia pressoché stabile, con un solo rialzo nel 2014, ma la realtà è ben diversa: il Comune di Senago, con i tecnici incarichi di analizzare questo progetto, hanno già osservato come questa falda risulti in continua risalita dai primi anni novanta. Una risalita che non ha mai dato segni di arresto, o di discesa. Secondo questo modello la falda continuerà ancora a rialzarsi anche rispetto al livello raggiunto ora, che per inciso è già più alto di circa 3 metri rispetto a quello previsto nel progetto definitivo depositato. Non per nulla, in un recente incontro pubblico l’ingegner Paoletti ha confermato come la questione della falda sia un problema non ancora definitivamente risolto. Ma come: il progetto non dovrebbe essere quello definitivo? Devono ancora risolvere dei problemi? Qualcuno, a voce, ha parlato di possibilità di scavare meno in profondità, estendendo però la superficie su cui si costruiranno le vasche, quindi consumando altro suolo, quindi impermeabilizzando ulteriori aree.
Certo, è stato fatto notare che anche l’acqua superficiale di falda non è purissima, ma certamente non è inquinata come quella del Seveso: vogliamo inquinarla ulteriormente?

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Qui sopra potete invece vedere come verrà ricoperta la vasca: un mantello impermeabile e sopra uno strato di terra e rocce per creare un pseudo sistema drenante. Ma per drenare dove se il mantello sottostante è completamente impermeabilizzante? Tra l’altro, questa impermeabilizzazione di ben 16 ettari di terreno crea ulteriori problemi al principio di invarianza idraulica, trasformando queste vasche in conche che raccoglieranno tutta l’acqua piovana senza disperderne neanche una goccia, cosa che andrà ad impattare negativamente pure sulla capacità stessa delle vasche, che già risentiranno dell’innalzamento della faida che andrà ad ingrandire il laghetto permanente previsto all’interno delle vasche. Più acqua presente, meno capacità per accogliere ondate di piena. E sul fondo di queste vasche c’è pure un particolare molto interessante, ma occorre prima fare una premessa.

Molti mesi fa, in un incontro presso la sede del Parco delle Groane, alcuni tecnici Aipo cercarono di convincere i presenti che con l’aumento della portata del Seveso la qualità dell’acqua migliorava, in quanto gli inquinanti sarebbero stati diluiti nella maggiore portata del fiume. Recentemente l’ingegner Paoletti ha invece confermato il contrario, ovvero che le ondate di piena presentano concentrazioni di inquinanti rispetto alla portata normale del fiume. Acqua molto più inquinata, quindi, e conseguentemente fanghi inquinati. Certo, dopo l’esondazione dell’8 luglio a Milano fecero delle analisi sui fanghi depositati lungo le strade, osservando che i valori degli inquinanti erano sotto le soglie di pericolo. Ma se quei fanghi si stratificassero?

Perché è questo che accadrà nelle vasche, questa è la particolarità curiosa del fondo delle vasche che accennavo prima. Vado a spiegare: fino ad uno strato di 5 centimetri di fanghi nessuno toccherà nulla, i fanghi resteranno al loro posto. Oltrepassati i 5 centimetri e fino ai 30 centimetri si provvederà a rompere questi fanghi per “favorire la crescita spontanea della vegetazione”. Vegetazione che crescerà sopra dei fanghi inquinati. Solo una volta passati i 30 centimetri di spessore si provvederà a sbancare i fanghi portati dalle piene. E tanti saluti alle deliziose immagini di vasche verdissime e pulitissime, un po’ come mostrato in questa immagine sottostante:

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Per pulirle, arrivati ai 30 centimetri, prevedono di usare trattori con gommature adatte e pressioni basse per non rovinare il manto impermeabile sottostante, un progetto funzionale sulla carta ma altamente rischioso nell’atto pratico. Una mossa sbagliata, e si rischia di rovinare il manto impermeabilizzante creando pericolose infiltrazioni di acqua inquinata. Che poi, sempre da progetto, sopra il manto impermeabile prevedono la deposizione di materiale drenante (cosa che fa sempre sorridere se sotto c’è un manto impermeabile) tipo grosse pietre, materiale che già di per se può costituire un pericolo per lo stesso manto sottostante.

Altro punto, segnalato nell’immagine soprastante, è la fitodepurazione. A detta dei tecnici esterni incaricati di valutare il progetto, calcolando volume della parte di vasca deputata alla fitodepurazione e calcolando il tempo di permanenza delle acque nella suddetta vasca, risulta che tale fitodepurazione appare più come una farsa che come un reale vantaggio. Sostanzialmente: messa così non funziona. Si calcola che quell’area possa depurare il 20% delle acque in regime di magra del fiume. E lo dice proprio il progetto di Aipo.

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E qui sopra una degna conclusione al l’illustrazione del progetto: “Con il potenziamento del canale scolmatore e la realizzazione del sistema completo di laminazione sarà ridotto fortemente il rischio di esondazione nei Comuni dell’asta del Seveso”
Quindi, stando a queste parole, qualche esondazione potrebbe ancora verificarsi. Milano potrebbe comunque finire allagata. Un progetto da oltre 150 milioni di euro che non risolve definitivamente il problema, meraviglioso no?

E tutto questo senza contare tutta la corposa parte sanitaria, nemmeno accennata nel progetto, come se fosse un argomento secondario. In compenso i vari livelli politici cercano di “vendere” il progetto come risolutorio ed ecocompatibile, cosa assolutamente non vera.

Post Scriptum:
In tema di, diciamo così, bugie, c’è anche un curioso aneddoto. In seguito all’alluvione di metà novembre si svolse un incontro in Regione Lombardia in cui era presente anche il Comune di Senago, e qui i rappresentanti del Comune chiesero conto di quale portata avesse avuto in quei momenti il canale scolmatore. Lo chiesero perché il canale stesso tracimò in alcuni punti a Senago e a Castellazzo, generando tra l’altro un “travaso” di acque in un altro torrente (il Liamate) che provocò a sua volta un’esondazione nel Comune di Bollate. Una vera e propria reazione a catena.

Ebbene, l’ingegner Mille di Aipo e l’assessore Beccalossi giurarono e spergiurarono che la portata del canale non superò mai i 30/35 metri cubi al secondo. Praticamente la portata per cui è progettato il canale. Ma se è progettato per quella portata come ha fatto a tracimare oltre gli argini?

Per altro, poco dopo l’alluvione dell’8 luglio Arpa ci comunicò i dati sull’onda di piena del Seveso a Palazzolo Milanese (da dove parte il canale scolmatore) e sulla portata stessa del canale, che nelle ore più critiche fu di circa 42 metri cubi al secondo. E allora lo scolmatore non ebbe tracimazioni e presentò un livello di acque molto più basso rispetto a novembre. Allora mi chiedo: se a novembre nel canale è passata molta più acqua rispetto a luglio, se il livello era molto più alto rispetto alla piena di luglio, come mai la portata dovrebbe risultare minore? Una magia?

E tenete conto che i dati di luglio, come detto, sono ufficiali e dati da Arpa, mentre quelli di novembre sono ufficiosi e comunicati a voce dall’ingegnere di Aipo e da un assessore. Arpa, sebbene abbia avuto richiesta di fornirci i dati della piena di novembre, ancora non si è pronunciata. Chissà come mai.

Post Post Scriptum:
Domenica una parte della puntata di Report è stata dedicata ai falsi lavori sugli argini del Po commissionati da Aipo a un’azienda. Falsi lavori che vedono indagati 4 dirigenti regionali di Aipo in Veneto, accusati di aver intascato soldi ricavati (ad esempio) da finte fatture di trasporto di materiale che avrebbe dovuto essere utilizzato per rinforzare gli argini, ma che non è mai stato usato. Lavori che si sono rivelati finti, con gli argini rimasti pressoché identici a prima.

Ascolto questo, e penso che Aipo curerà i lavori anche delle vasche di laminazione del Seveso. E viste anche le incongruenze sui costi espresse prima ad inizio post, le preoccupazioni non solo continuano a restare, ma rischiano anche di ingrandirsi.



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