Dieci anni

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Era l’aprile del 2003, all’incirca 10 anni fa: la notizia mi arrivò quasi all’improvviso, un po’ come quei temporali estivi che si muovono rapidi nel cielo, portando un gran trambusto di aria, e tuoni, e acqua a volontà. Era morto zio Renato. Che poi, chiarisco subito a scanso di equivoci: non era realmente un mio parente diretto ma, diciamo, un parente acquisito. E comunque questo bastava a farmelo apprezzare, a farmelo rispettare, a farmelo amare. Aveva una scorza da duro, un vero burbero, ma sapeva essere disponibile per chiunque gli chiedesse un aiuto, soprattutto se si trattava di auto, specialmente se si trattava di Alfa Romeo.

Ancora ricordo la sua officina, le auto che gli portavano da preparare, i pezzi delle sue da rimettere a posto dopo una gara. Venivano un po’ da tutte le parti per far preparare le proprie auto da lui: addirittura dal Giappone, facevano preparare le Giulia Gt, le Gta, da far correre nel campionato giapponese per auto storiche. E andavano come delle schegge, aveva la capacità di spremere tutto il possibile dai motori, di farli rendere al massimo, di farli letteralmente cantare. Lo ricordo ancora a Monza, un circuito veloce dove, di norma, avrebbero dovuto essere favorite le auto con più potenza, tipo le Jaguar E Coupé o le Ac Cobra 289. Ecco, lui con una Giulia Tz1 con motore aspirato e meno cavalli, riusciva a stare dietro a vetture con motori turbocompressi e con maggiore potenza.

Già, la Tz1… Bianca e rossa, era un gioiello con quella carrozzeria leggerissima in vetroresina. Guardatela, non era meravigliosa?

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Quelli dell’Autodelta, la scuderia ufficiale dell’Alfa Romeo, ci provarono a farlo diventare un pilota ufficiale ma non ci riuscirono mai. Preferì un’officina tutta sua, dove preparare le proprie auto, sfogare la sua passione per la velocità, e dove preparare gioielli per chiunque glie lo chiedesse. Aveva la fama di quello che riusciva a preparare i motori più potenti fra quanti preparavano lo stesso modello: potevi prendere delle Gta elaborate da 10 preparatori diversi, le sue risultavano le più potenti, e anche quando non lo erano, risultavano comunque le più veloci.

Aveva anche una piccola collezione di auto, oltre a quelle con cui correva e quelle che usava tutti i giorni. Già, perché anche tutti i giorni usava auto d’epoca: ad esempio per portare i cani nei campi usava una Giulia berlina, che teneva proprio per quello scopo. Ricordo una bellissima Lancia 037 da Rally, nella sua elegante livrea Martini Racing; una muscolosa Alfa Romeo 75 Gruppo N, con un enorme alettone posteriore e larghissime gomme slick; Un’Alfa Romeo Matta, un piccolo fuoristrada capace di inerpicarsi un po’ ovunque; e poi una Ferrari 208 Gtb, che usava con parsimonia ma con estremo piacere. Successivamente ebbe anche una F40, uno dei capolavori italiani dell’automobilismo, che trattava con tutti i riguardi possibili.

Ricordo ancora tutti i cancheri che mollava a destra e a manca, quando qualcosa non andava per il verso giusto. Ricordo la sala con tutte le coppe vinte, le medaglie, i riconoscimenti ottenuti lungo una carriera davvero eccezionale. Aveva un nome talmente famoso, che la sua morte rimbalzò fin dall’altra parte del mondo: apparve in un’articolo a tutta pagina su una rivista di motori in Giappone. Ricordarono quando, da solo, rimise in piedi una vecchia monoposto, se la memoria non mi inganna una Cooper Alfa Romeo, la T86C, della fine degli anni sessanta. Ricordo la sua tenacia nel lavorare, per raggiungere lo scopo che si era prefissato. Non glie l’ho mai detto, non l’ho mai detto a nessuno credo, ma anche da lui cercai di imparare a non demoralizzarmi mai, a lavorare a testa bassa per raggiungere il mio obiettivo. Come lui ho imparato che se hai da fare, non esistono giorni di vacanza o feste comandate, ci si rimbocca le maniche e ci si mette al lavoro.

Era tanti anni fa quando tutto ebbe fine. Sono già passati 10 anni, e il tempo sembra volato, anche se i ricordi delle cene a casa sua sembrano i ricordi della scorsa settimana, non quelli dello scorso decennio. Sono orgoglioso di averlo conosciuto, sono felice di aver potuto incrociare il suo cammino.
Grazie, di tutto.

P.s.: per chi volesse, questa è la Scuderia Storica fondata a suo nome.



Categorie:Motori, Riflessioni

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1 replies

  1. Leggo ora e non posso che ringraziarti per questo splendido ricordo su di una Grande Persona. R.I.P. Angelo.

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