Te lo ricordi Tsipras?

 

Solo un mese fa si faceva altro che parlare di Grecia e Alexis Tsipras. C’erano appena state le nuove elezioni e Syriza aveva nuovamente ottenuto la maggioranza, nonostante le voci di un testa a testa col partito di centrodestra che si erano sviluppate nelle settimane precedenti. Tsipras otteneva così una nuova fiducia dagli elettori dopo le travagliate trattative con l’Europa dei mesi precedenti, a dimostrazione che la maggior parte delle persone aveva compreso che il tanto contestato accordo era in realtà il migliore possibile.

Ora, dopo appena un mese, Tsipras e la Grecia sembrano incredibilmente spariti dalle cronache dei tg e dei giornali. Come se non facessero più notizia. Come se non fossero più un problema. Anche a livello comunicativo non si parla più della Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) che controlla la Grecia, ma con l’ingresso al tavolo delle trattative dell’ESM (European Stability Mechanism) quel gruppo viene più tranquillamente chiamato Quartetto. Le stesse persone, più o meno le stesse richieste di sempre, ma un cambiamento politico di nome, come a suggellare una rinnovata intesa fra queste istituzioni e la Grecia.

Tsipras intanto si è liberato pure della fronda interna che lo contestava. Questi, dopo esser usciti dal partito, hanno formato un loro movimento che però non ha raggiunto la soglia di sbarramento alle elezioni, restando quindi fuori dal Parlamento. E Alexis ringrazia, proseguendo spedito con le riforme di austerità concordate con l’Europa. Come ad esempio l’approvazione la scorsa settimana di un decreto omnibus, contenente alcune riforme un po’ impopolari come la penalizzazione per chi va in pensione anticipatamente o come l’espansione della tassa sulla proprietà.

Tagli alla spesa e aumenti di pressione fiscale necessari per sbloccare le nuove tranche di aiuti, che hanno visto una maggioranza compatta nel voto alla Camera e manifestazioni di piazza di alcuni sindacati legati ai partiti di opposizione. E ci sono state aspre polemiche anche sulla modifica al tetto di denaro prelevabile dai bancomat, limite modificato solo per tutte le realtà religiose: tutte le diocesi si vedranno elevate il limite da 1.200 a 10.000 euro mensili, con quella di Atene che avrà un limite addirittura a 20.000 euro. Un intervento richiesto per permettere alla Chiesa ortodossa di continuare con le proprie azioni sociali e di beneficienza, per continuare ad offrire quella specie di welfare che nei mesi scorsi è stato di grande aiuto per il governo greco.

Una polemica che è tornata a battere anche sui privilegi intonsi della Chiesa ortodossa. Lo Stato continua ad esempio a pagare lo stipendio ai circa 10.000 preti, per una spesa che si aggira sui 220 milioni annui, e continua a non toccare il patrimonio della Chiesa Ortodossa stimato in 1 miliardo di Euro, su cui vengono pagate 2,5 milioni di imposte: un tesoro sempre sfuggito a tagli e all’austerità. Una specie di “patto di non belligeranza” che ha visto la Chiesa schierarsi apertamente più volte a favore degli sforzi e delle lotte del governo greco.

Nel frattempo Syriza pensa al prossimo congresso. Infatti a febbraio dovrebbe tenersi un congresso straordinario che, dopo la rottura della minoranza e le elezioni di settembre, dovrà stabilire la nuova linea del partito. Tsipras ha già detto che la stella polare delle loro scelte dovranno essere le esigenze delle classi popolari, chiedendo un congresso che apra il partito ai giovani e alla società civile. Quella società civile che in Italia inizia a mostrare un po’ i suoi limiti e le sue contraddizioni, iniziando per alcuni a non rappresentare più la migliore soluzione per far recuperare consensi alla politica.

Ma di tutto questo non se ne parla più, o se ne parla pochissimo. Certo, ora c’è la crisi dei migranti, già per altro soppiantata nelle prime pagine dei giornali e dei telegiornali dalle manovre di guerra nel teatro siriano o dagli scontri di politica interna sulla legge di stabilità o sulle unioni civili, ma ho come l’impressione che passato il momento più duro di crisi la Grecia sia tornata nel suo anonimato. Ma sebbene il picco massimo della crisi sia (forse) stato passato, sebbene non ci sia più un immediato rischio di collasso di tutto il sistema greco, e conseguentemente europeo, dimenticarsi della Grecia trovo sia profondamente sbagliato. Sbagliato perché la Grecia non è affatto salva, e dare per scontato che non ci sia più un problema è gravemente miope. E sarà interessante e doveroso seguire le evoluzioni e le mosse della Grecia e del Quartetto nei prossimi mesi per capire quanto abbiamo imparato dagli errori commessi in passato. Perché qualcosa si sarà imparato, vero?



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